Il blog del circolo Arci più famoso della bassa!!!!!

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martedì 25 novembre 2008

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.11)




ARTICOLO 11
"1. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso."

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.10)




ARTICOLO 10
"Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonchè della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta."



"...contro l’inganno delle parole, dobbiamo saldare le parole alla vita e la vita alle parole vere.
Troppe sono quelle abusate e strumentalizzate: 'pace', 'giustizia', 'diritti'.E anche 'legalità', che significa rispetto delle regole, da parte di tutti, anche dei potenti che hanno schiere di avvocati pronte a difenderli quando le infrangono.Assistiamo dunque a una grave crisi della legalità nel nostro Paese.C’è uno Stato che aumenta sempre più l’area del penale e diminuisce sempre più quella del sociale.Se è vero che la legge è nata per difendere i più deboli, la crisi della legalità è testimoniata dai tanti che sotto gli occhi di tutti vengono abbandonati al proprio destino..."

don Luigi Ciotti
fondatore Gruppo Abele e presidente di Libera

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.9)




ARTICOLO 9
"Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato."


A proposito di CPT...

"...Istituzioni totali come i Cpt inevitabilmente suscitano resistenze e reazioni di protesta. Non possiamo dimenticare che il Cpt è una forma di violenza. A queste forme di violenza, il dibattito politico è interrogato per cercare altri strumenti non violenti...Anche noi manifestiamo il nostro dissenso perché riteniamo moralmente inaccettabile la privazione della libertà per chi ha la sola colpa di essere un migrante irregolare.C’è la necessità di sviluppare una relazione, una tensione alta tra etica e legge, perché è moralmente inaccettabile ciò che la legge prescrive..."

don Luigi Ciotti
fondatore Gruppo Abele e presidente di Libera

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.8)





ARTICOLO 8
"Ogni individuo ha diritto ad una effettiva possibilità di ricorrere a competenti tribunali nazionali contro atti che vìolino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge."

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.7)






ARTICOLO 7
"Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge.Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che vìoli la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione."

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.6)





ARTICOLO 6
"Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica."


"Me dicen el clandestino por no llevar papel" Siamo Tutti Cittadini...

"Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el corazón
De la grande Babylon
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel
Pa' una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar
Mi vida la dejé
Entre Ceuta y Gibraltar
Soy una raya en el mar
Fantasma en la ciudad
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Por no llevar papel
Perdido en el corazón
De la grande Babylon
Me dicen el clandestino
Yo soy el quiebra ley
Mano Negra clandestina
Peruano clandestino
Africano clandestino
Marijuana ilegal
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el corazón
De la grande Babylon
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel"

"Clandestino"Manu Chao (1988)

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.5)




ARTICOLO 5
"Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti e punizioni crudeli, inumani e degradanti."


Dedicato alla memoria delle preordinate e colpevoli violenze contro la moltitudine arcobaleno di noi donne e uomini delle meravigliose e terribili giornate di Genova. VERITA' E GIUSTIZIA SUL G-8 DI GENOVA 2001


Mattanza della Diaz: Giustizia non è fatta.VERGOGNA! Vergogna! Un grido partito dal cuore che ha coinvolto pubblico, vittime, molti giornalisti e avvocati. Un grido al quale ci associamo, avendo ancora negli occhi e nelle orecchie i volti insanguinati le grida disperate degli inermi manifestanti massacrati nel sonno in quella terribile notte.
Ci sono vicende giudiziarie al termine delle quali non si può dire "giustizia è fatta" e il processo ai responsabili del massacro alla Diaz - o meglio a quelli che è stato possibile identificare e processare - è sicuramente una di queste.
Dalla sentenza odierna era però lecito attendersi un po' di giustizia e dignità da parte dei magistrati in risposta all'arroganza dei legali del ministero e degli imputati.
Questo non è accaduto, con grave preoccupazione per chi da sempre si batte per la difesa della legalità vera, e non di quella a senso unico.
Siamo di fronte ad un bilancio giudiziario inaccettabile. Condanne severissime per i 25 manifestanti ritenuti colpevoli di reati contro le cose, ripescando per l'occasione un reato da tempo di guerra.
Nessun processo per l'assassinio di Carlo Giuliani. Assoluzioni incredibili e pene tutte ampiamente prescritte per reati minori ai torturatori di Bolzaneto.E ieri sera, la vergogna dello Stato Maggiore delle forze dell’ordine assolto in blocco per il massacro della Diaz. Se sono colpevoli i capi ed i sottocapi del 7° reparto mobile, se le molotov sono state portate dentro alla scuola dalla Polizia, è possibile che sia stata una iniziativa decisa solo da loro? Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Possibile che poche "mele marce" l'abbiano fatta in barba a tutti i più importanti poliziotti d'Italia lì riuniti?
Fatti di questo genere calpestano lo Stato di Diritto, distruggono la credibilità delle Istituzioni, spalancano la porta ad uno Stato di Polizia che ci riporterebbe a un periodo della nostra storia che dovrebbe essere sepolto per sempre.
Continueremo a batterci nel Forum Sociale Mondiale, il grande movimento globale aperto plurale nonviolento per un altro Mondo possibile: per la Pace, la Giustizia Sociale, i Diritti e la Democrazia.
Continueremo a batterci per una Legalità fondata su Responsabilità e Giustizia, perché finalmente siano fatte verità e giustizia su Genova.

Paolo Beni, Presidente Nazionale Arci
Gabriele Taddeo, Presidente Arci Genova
Walter Massa, Presidente Arci Liguria

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.4)





ARTICOLO 4
" Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di servitù o di schiavitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. "



Dedicato a Iqbal Masik.

I padroni che gli hanno rubato l'infanzia, incatenandolo al telaio, l'hanno assassinato a 13 anni perchè lottava per la vita, la dignità e i diritti di tutti quelli come lui

“Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”.
Questo era il sogno di Iqbal Masik, bambino pakistano ucciso il 16 aprile del 1995 per aver denunciato i suoi sfruttatori.Il suo è il sogno di tanti bambini la cui storia ricalca, come un tragico copione, quella di Iqbal: venduti in tenera età (Iqbal aveva solo 5 anni) dalle proprie famiglie ricattate dal debito, costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, per pochi spiccioli, in ambienti malsani, malnutriti, picchiati, umiliati.Molti sono quelli che tentano la fuga, ma non sapendo dove andare, finiscono nelle strade dove vengono reclutati dalla malavita locale. Chi come Iqbal viene riacciuffato dai suoi padroni sarà incatenato al telaio e neanche il suo pianto riuscirà a sciogliere quelle catene finché il lavoro assegnato non sarà terminato. Ma la storia di Iqbal ha avuto un epilogo imprevisto: dopo l’ennesima fuga, trovandosi ad assistere ad una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Forzato, Iqbal capisce di avere dei diritti e trova il coraggio di denunciare apertamente i suoi sfruttatori. Finalmente libero, Iqbal va a scuola e denuncia ripetutamente le condizioni di sfruttamento di tanti bambini come lui.Diventa presto famoso. A Stoccolma nel 1994 parla ad una conferenza internazionale sul lavoro. Dice che sogna di diventare avvocato per difendere i deboli. Riceve una borsa di studio per recarsi a studiare all’estero ma non accetta: vuole restare nel suo paese per aiutare i suoi amici. Devolverà l’importo ricevuto per costruire una scuola nel suo paese.
Davanti alla popolarità di Iqbal e al clamore delle sue denuncie, il governo pakistano è costretto a chiudere diverse fabbriche che impiegano bambini.
Di lì a poco, a 13 anni, Iqbal Masik viene ucciso con un colpo di pistola.

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.3)





ARTICOLO 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona



Oggi,lungo questo nostro cammino,ci sembra cosa buona e giusta salutare Miriam Makeba, donna della grande Madre Africa, voce di radici profonde, identità aperte e culture meticce, testimone di dignità, impegno e libertà attivista della lotta per tutti i diritti umani per tutti.
Ciao Mama Africa

"Non poteva che andarsene così, Miriam Makeba, ai bordi di un palco su cui aveva appena messo in scena un po' del suo sconfinato impegno civile. Prestata la voce all'ennesima battaglia, regalata un'ultima volta la sua Pata Pata a chi una voce non ce l'ha. Una morte «naturale», coerente con il personaggio - lo sottolinea anche Mandela in coda al suo ricordo - che mette il punto in fondo a un'esistenza infestata di canzoni e dolore, di ingiustizia e riscatto, che l'ha portata ad incarnare con grazia e passione individuali la lotta collettiva di un intero continente dentro e fuori i suoi confini, ieri come oggi.Sudafricana come Jerry Masslo, il primo migrante vittima dello sfruttamento e della via italiana all'apartheid, ucciso vent'anni fa non lontano da Castelvolturno. Dove Makeba era arrivata soprattutto per rendere omaggio a quei sei ragazzi, erranti quanto lei, trucidati dalla camorra a due passi da quel palco che ha raccolto la sua ultima performance.Storie troppo simili a quelle di altri giovani africani che oggi non trovano pace neanche nella nazione che si vorrebbe «arcobaleno», il Sudafrica gigante economico del continente che attira verso sud quelli che non scelgono il nord per vivere la loro «clandestinità». Tutti vittime di un apartheid più subdolo di quello, mostruoso, che a Miriam Makeba ha inflitto oltre trent'anni di esilio e tante tragedie, ma non meno degno di essere combattuto con tutte le forze.L'abbiamo rivista ieri nei tg, piazzata a panino tra le disgrazie di Goma e la gloria di Obama, bella e combattiva nel fiore degli anni, leopardata e singhiozzante mentre grida Amampondo, zigomi spiritati, fotogrammi in bianco e nero alternati alle immagini ormai macabre della sua ultima performance.Miriam Makeba è la cantante africana più celebre di tutti i tempi, l'artista che ha mescolato le radici con il soul, l'impianto povero del kwela macinato nelle township con le luci di Broadway, i «click» che schioccano nella lingua di suo padre (xhosa, come Mandela) con la postura glamour di una donna che nel donarsi anima e corpo a una causa non ha rinunciato al sogno di diventare ricca e famosa.Poteva succedere in America, a partire dal celebre concerto tenuto davanti al presidente Kennedy, se non si fosse poi innamorata del leader delle Pantere Nere, Stokely Carmichael. Poteva funzionare in Africa, se i rovesci dei leader che l'accolsero a braccia aperte anche per ragioni di immagine non si fossero così drammaticamente ripercossi sulla sua vita. In Guinea-Conakry, doveva incarnare l'euforia e la consapevolezza post-coloniale con la sua voce e alimentare la ricerca dell'«autenticità» con le sue acconciature. Sekou Toure la utilizzò anche per i suoi scopi personali, non c'è dubbio, ma ne fece anche l'ambasciatrice all'Onu che il Sudafrica meno desiderava. Che ci fosse da assecondare gli eccessi alla corte di Haile Selassié o di cantare con Paul Simon a Harare, lei non si è mai risparmiata, perché in ogni caso lo scopo era quello di abbattere il regime dell'apartheid.Il fatto che le sue canzoni ricevono meno attenzione di quanta ne meriterebbero deriva proprio dalle implicazioni geo-politiche che il suo esilio errabondo ha potuto innescare. E dal fatto che oggi, tre anni dopo il suo presunto ritiro dalle scene, era a Castelvolturno per cantare contro la camorra. Un finale imprevisto per la storia raccontata da lei stessa in viva voce, in tutta la sua portata tragica, nell'autobiografia My Story, tradotta e introdotta da Maria Antonietta Saracino per i lettori italiani (Miriam Makeba - La mia storia, ed. Lavoro 1989).
Negli ultimi tempi sembrava imprigionata in un ruolo e in un repertorio, Malaika e Pata Pata, che oltre a precluderle nuovi stimoli creativi finivano per soffocare quel suo eterno e sempre urgente bisogno di trovare un punto di equilibrio, di stare in pace con se stessa. Il ruolo di ambasciatrice della Fao (ultima campagna, la lotta contro l'Aids al fianco delle donne di Kinshasa) a spezzare una routine di ingaggi e di serate - nel casinò di Campione piuttosto che nelle rassegne estive - indispensabili per bilanciare galà d'impegno civile e beneficenze varie...Poi il legame con la sua terra, prima ancora di tornare a casa dopo la liberazione di Mandela, che passa per il territorio degli antenati e degli spiriti amandlozi. È il riavvicinamento alla madre isangoma, un po' medium e un po' guaritrice, che cura anche i rimorsi per la scomparsa della sua unica figlia, Bongi.E le risvela una dimensione intimamente africana della fine, «dove le cose cominciano e finiscono, ma non muoiono mai."
* uno scritto di Marco Boccittoda "il Manifesto" del 11/11/08

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.2)




La Dichiarazione dei Diritti Umani dell'ONU a sessanta anni dalla sua approvazione circola nella sua forma integrale nei circoli Arci di tutta Italia che ogni giorno operano con la socialità, la cultura, l'impegno civile e democratico per la sua realizzazione concreta nella vita quotidiana dei cittadini, delle cittadine, degli esseri umani che vivono nel nostro paese e nel pianeta.
Solo una comunità democratica è in grado di affermare tutti i diritti sociali, civili, economici e culturali che spettano a ciascun individuo perché solo le regole di comunità democratica possono evitare che i rapporti fra le persone siano affidati alla legge del più forte.
Per questo è una illusione pensare di poter essere più liberi stando da soli.
Accettare gli altri, riconoscere e difendere le loro diverse esigenze, è la condizione fondamentale perché i nostri diritti siano allo stesso modo difesi sempre e da chiunque.
I nostri diritti e quelli degli ultimi o vincono insieme o insieme saranno sconfitti da chi ha la forza per imporre i propri privilegi. Nel nostro paese tante persone stanno perdendo il diritto al lavoro e alla sicurezza sociale che credevano ormai garantiti, ma la risposta non è la guerra fra poveri contro chi sta peggio di noi.
Allo stesso modo alzare il filo spinato intorno alla vita e alla proprietà per difendere il proprio benessere imprigiona anche chi vuole proteggersi.
E mentre noi siamo impegnati a difenderci uno contro l'altro arrabbiati, i potenti ne approfittano per distogliere la nostra attenzione dalla loro continua rapina di ricchezze che potrebbero invece essere usate per garantire una vita buona a tutti e a tutte, ai locali e ai migranti, al nord e al sud del mondo e salvare il clima, l'ambiente e il pianeta. L'insicurezza, la paura, il timore del domani si possono sconfiggere ritrovando la capacità di difendere non solo se stessi ma tutti coloro con cui condividiamo lo spazio di vita, perché il benessere
di tutti è condizione del nostro e una società più unita e serena è condizione per una società nonviolenta.
Per coinvolgere i cittadini e le cittadine di questo paese e ragionare insieme sulla forza dei diritti e la necessità della democrazia in un momento difficile dove sembra prevalere il contrario ci faremo aiutare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che è legge in tutti gli stati democratici e che a sessanta anni di età ancora contiene la chiave per affrontare le sfide di oggi.
Sarà una discussione itinerante e partecipata, dal basso, nel territorio, decentrata.


ARTICOLO 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

10/12/2008 60° ANNIVERSARIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELL'UOMO (art.1)



dal 10 novembre al 10 dicembre
30 giorni = 30 articoli ...più uno...

I Diritti Umani non si celebrano. Si realizzano. Costruiamoli insieme, dal basso.

Articolo ZERO: "IO SONO PERCHE' SIAMO"

LA MARATONA DELL'ARCI PER I DIRITTI UMANI:
ogni giorno un segno, una voce, un'azioneper TUTTI.


La Dichiarazione Universale dei DIritti Umani fu approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 a New York. Sanciva i diritti che appartengono a tutte le persone, per la sola ragione di essere al mondo, e che le istituzioni devono garantire. Quest’anno dunque compie sessanta anni.
Vi invitiamo a leggerla. E’ breve e semplice. Dedichiamole qualche minuto di attenzione.
Facciamolo insieme, giorno per giorno, un articolo al giorno.
Nel 1948 l’ONU era appena nata, ed era composta soltanto dalle nazioni alleate che avevano vinto la Seconda Guerra Mondiale. Le più grandi erano potenze occupanti. In Urss c’era Stalin. Molti possedevano ancora imperi coloniali in Africa e in Asia. C’erano Stati Uniti e Unione Sovietica, che poi spesero i decenni successivi a consolidare il loro potere sul mondo in tutti i modi possibili, con le guerre, l’economia, le dittature.Eppure, appena usciti dalla guerra, quegli stati scrissero una Dichiarazione che vincolava le istituzioni a realizzare pienamente i diritti delle persone, la loro dignità e il loro benessere. Perché lo fecero? Per anni avevano scelto di non guardare alla persecuzione e allo sterminio nazista di ebrei, rom, omosessuali, dissidenti politici. Erano minoranze, e le avevano lasciate al loro destino. Sbagliarono, e tanto. La guerra alla fine aveva travolto tutti. Anche i vincitori avevano perso milioni di cittadini, soldati e civili. Avevano scelto di buttare su Hiroshima la prima bomba atomica. Avevano visto l’Olocausto.Ancora in mezzo alle macerie, scelsero di scrivere solennemente ciò che la storia aveva loro insegnato. Che non c’è pace né sicurezza per nessuno senza il rispetto dei diritti umani di tutti. Leggiamoli, gli articoli della Dichiarazione. Non riguardano solo la protezione degli ultimi, dei milioni di poveri e di esclusi. Riguardano ciascuno e ciascuna di noi.Il diritto a un lavoro sicuro e dignitoso, a una casa, alla pensione, alla salute, all’istruzione, a una giustizia giusta, alla partecipazione politica non sono forse ciò di cui la stragrande maggioranza di noi ha ancora oggi bisogno? Sono in tanti a dire che non ci sono le risorse necessarie per affermare i diritti di tutti. Non è vero.Oggi le risorse e le competenze tecnologiche sono tali e tante da poter assicurare a ogni individuo una vita buona, se enormi quantità di ricchezza non si concentrassero in poche mani. Certo, sono passati sessanta anni. La cultura dei diritti si è evoluta. L’Onu negli anni ha approvato Convenzioni contro la discriminazione delle donne e quella razziale, per i diritti dell’infanzia, delle persone disabili, dei lavoratori migranti, contro il lavoro forzato, per la protezione della biodiversità e delle diversità culturali. E oggi, con il pianeta a rischio di collasso, ci sarebbe bisogno di una Dichiarazione Universale sul diritto del Pianeta Terra a vivere, a non essere ucciso dalla nostra follia. Ci sarebbe bisogno, soprattutto, che ciascuno di noi decidesse di non rinunciare più ai diritti che ci spettano.E che ci unissimo a tutte le persone che hanno bisogno di affermare i propri, senza escludere nessuno e nessuna.Una grande alleanza per i diritti di ogni persona al mondo è la sola via per proteggere i nostri. Per non ripetere gli errori, e gli orrori, di chi è venuto prima di noi.
Buona Lettura.


Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

considerato cheil disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo;

considerato cheè indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione;

considerato cheè indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;

considerato chei popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà; considerato chegli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

considerato cheuna concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;

l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

proclamala presente Dichiarazione Universale dei Diritti Umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.


Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

lunedì 24 novembre 2008

LA MARATONA DELL'ARCI PER I DIRITTI UMANI

LA MARATONA DELL'ARCI PER I DIRITTI UMANI

verso il 10 dicembre
60° DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Appello per un Progetto Comunitario

"1000 IMMAGINI PER I DIRITTI UMANI"RACCOLTA DI FOTOGRAFIE E DISEGNISUI DIRITTI AFFERMATI / NEGATI NELLA NOSTRA REALTA'
Progetto di comunicazione, testimonianza ed azione per "Tutti i Diritti Umani per Tutti" senza se e senza ma, sempre e dappertutto

In occasione dell'imminente 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,nell'ambito delle diverse iniziative della "Maratona Arci per i Diritti Umani",proponiamo a tutti gli Autori cremonesi, professionali o amatoriali, ma anche ai semplici appassionati,di partecipare mettendo a disposizione le proprie produzioni fotografiche o grafiche,già esistenti o appositamente realizzate, liberamente ispirate al tema dei Diritti Umani,nei diversi ambiti richiamati nei 30 articoli della Dichiarazione. In particolare, ricerchiamo immagini che dal punto di vista dell'Autoresiano evocative o indicative di situazioni, luoghi, soggetti e condizioniemblematiche dei diritti affermati o negati nella nostra realtà sociale territoriale. Tutti coloro che sceglieranno di voler condividere le proprie produzioni foto/grafiche,parteciperanno così alla realizzazione collettiva di una testimonianza del realeche sarà riproposta pubblicamente sia in forma virtuale nella rete che in forma di proiezionenell'ambito delle varie iniziative civili dedicate al tema. Innanzitutto, le immagini raccolte costituiranno una delle componenti sceniche dell'autoproduzione espressiva: "Articolo Zero: Io Sono Perchè Siamo - Dichiarazione Multimediale dei Diritti Umani"Voci, Suoni e Visioni per un Reading Collettivo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Lo "spettacolo" sarà autoprodotto dall'Arci a conclusione del programma di attività della "Maratona"e verrà presentato in anteprima con una performance pubblica in uno spazio aperto nella città,programmata per la giornata di domenica 14 dicembre.Ciascun Articolo della Dichiarazione - letto da una persona rappresentativa di quel diritto affermato/negato - sarà associato nell'interpretazione alla proiezione di alcune delle immagini raccolte, contrappuntate da musiche significative. L'evento potrà poi essere riproposto successivamente in altri contesti sociali e comunitari,in occasione di manifestazioni e convegni e presso scuole, circoli, centri sociali e culturali, oratori... Coerentemente con il carattere non-profit dell'iniziativa umanitaria e con le politiche di promozione espressiva e culturale praticate dall'Arci, chiediamo agli Autori di donare l'uso libero e gratuito delle proprie immagini, o in alternativa di concederne l'uso con licenza "Creative Commons"; per eventuali informazioni su questa innovativa modalità di valorizzazione e socializzazione delle produzioni espressive: www.creativecommons.it
Queste le Modalità operative e tecniche specifiche per la Raccolta delle immagini:- le fotografie e i disegni devono essere inviati già in formato elettronico- ogni Autore può scegliere liberamente di inviare da 1 a 30 immagini- l'Autore deve indicare il numero dell'Articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a cui vuole che ciascuna immagine sia associata- il Laboratorio delle Immagini di Arci Cremona si riserva di selezionare l'utilizzo delle opere inviate in funzione dei criteri espressivi scelti e dei tempi a disposizione
- le immagini possono essere inviate entro mercoledì 10 dicembre 2008
all'apposito indirizzo mail:
arcicremonafoto@gmail.com

Per ogni altro chiarimento, proposta o accordo, è possibile rivolersi al coordinatore del Progetto:
Max Ciocca - Laboratorio delle Immagini Arci Cremona tel.mob. 329 0299089

Per verificare il testo completo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
www.arci.it/dwn.php?trigger=NEIAAA

Ringraziamo profondamentetutte e tutti coloro che vorranno contribuire alla realizzazione collettiva di questo Progetto.

le donne e gli uomini di Arci Cremona